HANNO BRUCIATO “LA NOSTRA CASA”: viaggio nella mente e nell'anima dell'incendiario

Il giorno 25 Ottobre 2017 è scoppiato un incendio boschivo nel Parco Regionale del Campo dei Fiori, sul versante meridionale dell'omonimo Massiccio,sviluppando in poco tempo una muraglia di fumo visibile a chilometri di distanza. Nonostante l'intervento di due canadair, di un elicottero, di decine di operatori dei vigili del fuoco e di volontari della protezione civile, le fiamme hanno tenuto in ansia la popolazione per oltre una settimana, lambendo l'Osservatorio Astronomico, il Grand Hotel e diverse abitazioni nei comuni di Comerio e Luvinate.
Ogni Varesino e Varesotto che porta in sé valori spirituali e umani si è sentito ferito, in quanto il Parco è motivo di orgoglio e fondamento di progresso, ed è un po' la nostra casa, che apriamo volentieri a tutti coloro che decidono di visitarla o di abitarla.
L'incendio è raramente un fatto naturale, di solito viene provocato in maniera del tutto intenzionale per mano di individui che quasi sempre rimangono ignoti. Chi ha bruciato i boschi del Campo dei Fiori non si è improvvisato incendiario, ha studiato attentamente la zona dove appiccare il fuoco e la tecnica di innesco, ed ha posto in essere il diabolico piano nel momento in cui era certo di godere del supporto del vento. Si può dire che abbia agito con “maestria”, visto che è riuscito a raggiungere l'obiettivo di distruggere ettari di bosco e incommensurabili germi di vita. Sì, perché solo chi conosce direttamente il bosco sa che è in ogni suo tratto un fluire nascosto e incessante di vita, anche là dove la natura sembra aver completato il suo corso.
Nella nostra società incentrata sull'avere e sul profitto, la devastazione ambientale rientra nella logica di chi vuole affermare il proprio “possesso” su qualcosa: un Ente come il Parco che impone regole precise sul paesaggio, il taglio dei boschi, la destinazione d'uso dei terreni, in generale la tutela dei valori e dell'unicità delle meraviglie della natura può infastidire chi non è consapevole che l'ambiente è un bene comune fondamentale, di cui gli esseri umani sono parte integrante. Si potrebbe quindi ipotizzare un atto di ritorsione contro l'Istituzione Parco, percepito come ente prescrittivo e sanzionatorio, e non come promulgatore di miglioramenti della biodiversità, di protezione di specie animali e vegetali, oltre che di monumenti naturali.
È chiaro che l'incendiario è un materialista, che se ne “infischia” della distruzione ambientale, pronto a calpestare la sacralità della vita in nome di un egoistico bisogno di sentirsi “padrone” di una certa quantità di risorse, sulle quali avere potere assoluto di gestione. Il poveretto non ha ancora compreso che la strada maestra verso il vero benessere e la piena realizzazione dell'io passa per la salvaguardia dell'ambiente, la rivalutazione delle relazioni sociali ed interpersonali autentiche e la famiglia intesa come convivenza umana basata sull'amore e sul rispetto.
Lo spartiacque tra barbarie e buona vita sta nella reimpostazione dei valori sui quali si basa la nostra esistenza, nella raccolta e messa in ordine delle priorità. Non dimentichiamo che l'ordine è uno dei principi elementari della natura che ne salvaguarda l'equilibrio. Il fare ordine è dunque un esercizio fondamentale per non sprofondare nel caos dell'individualismo, e dovrebbe essere un impegno globale volto ad organizzare la vita in maniera più cosciente ed avveduta.
Ciò è già ben chiaro nella Sede del Parco del Campo dei Fiori a Brinzio, dove si incontrano operatori che credono con convinzione nel valore ambientale e culturale del proprio lavoro. I giovani che si avvicinano a “questa isola che c'è” apprendono con stupore che esistono ancora luoghi in cui si lavora per il conseguimento di ideali ambiziosi, svincolati dalla logica del profitto e del carrierismo.
Il motore che muove questa realtà è la convinzione che tutte le creature viventi abbiano pari dignità e diritto di rispetto.

Piccolella Gabriele  (5 A Laveno)